
Come non voler bene alla Habibi Funk? Dalla ferrea politica di spartizione dei proventi (fifty-fifty tra etichetta e artisti o loro eredi) al rifiuto dell’esotismo da cartolina negli artwork, per tacere della superba qualità delle uscite e del prezioso lavoro di ricerca a monte, la label berlinese merita tutto il rispetto che si è guadagnata. Dopo aver battuto palmo a palmo il Medio Oriente (particolarmente pregevole, tra le altre cose, l’esumazione di tesori libanesi come Rogér Fakhr o i Ferkat Al Ard), quest’anno sembra essere il turno della Libia, a cui negli ultimi mesi sono state dedicate ben quattro release.
Senza nulla togliere alla doppietta sul reggae locale (il patriarca Ibrahim Hesnawi e il discepolo eretico Ahmed Ben Ali) né tantomeno alla lodevole compilation-benefit per gli alluvionati, il premio al ripescaggio più encomiabile va a “Free Music (Part 1)”, antologia dell’oscura band omonima guidata da Najib Alhoush, autrice di 10 dischi rimasti fino ad ora confinati nella Libia di Gheddafi. Ed è stato forse proprio il clima repressivo instaurato nel quarantennale regime del Colonnello a infondere in questa musica una viscerale fame di libertà, reclamata a gran voce dalla vincente formula stilistica: un sincopato disco-funk dalle morbide sfumature psichedeliche, reso straniante dal salmodiante, ipnotico cantato in arabo.
Brani lucidi e accattivanti, che potrebbero durare potenzialmente all’infinito (valga su tutti l’irresistibile title track strumentale, proposta in due versioni) sulla spinta di una ritmica serrata su cui si sfoga una portentosa sezione fiati. Ma a sgomitare sul proscenio è soprattutto la chitarra del leader, autentico Santana africano, che in brani di chiara impronta seventies come Ana Qalbi Ehtar e Al Qalb Mrayef (in cui s’intrufola pure un flauto) ricorda i fraseggi liquidi di Erkin Koray.
Il titolo lascia intuire un possibile seguito (“We could have chosen a completely different number of tracks and the album would be been equally strong”, precisano d’altronde le liner notes) e c’è da augurarselo: di musica così fresca e libera non ne avremo mai abbastanza. Incluso nell’edizione fisica un corposo booklet con foto inedite e un commento del figlio di Najib.
Tracklist
1. Mathasebnish
2. Hawelt Nensa Ghalaak
3. Law Yom Saalak Had
4. Free Music I
5. Ana Qalbi Ehtar
6. Men Awel Marra
7. Arb Share’i
8. Free Music II
9. Al Qalb Mrayef
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